domenica 29 maggio 2011

Tumore al cervello per Oscar, già operato medici fiduciosi


Grosso spavento per Oscar Schmidt. Che per fortuna pare già rientrato. Uno dei più grandi tiratori della storia della pallacanestro è stato operato giovedì mattina per un tumore al cervello a San Paolo del Brasile.


Il più famoso giocatore brasiliano è stato operato mercoledì alla clinica "Albert Einstein" per l'asportazione di un nodulo al cervello che, riferiscono i dottori, era localizzato nella parte frontale sinistra. Il decorso post-operatorio è incoraggiante: "Mano Santa" ha già lasciato l'unità di terapia intensiva e appare di buon umore nei contatti con lo staff medico e la famiglia. Inoltre un primo esame istologico (quello che permette di accertare la natura di un tumore, ndr), effettuato durante l'operazione, ha dato verdetto positivo: il cancro era benigno. Un sospiro di sollievo dopo la vicenda che di recente ha portato alla morte del golfista Ballesteros. Tuttavia un'ulteriore conferma in questo senso è attesa dagli esami dei prossimi giorni.




Quando lo vedevi giocare pensavi che avesse qualcosa di sovrannaturale. Uscita dal blocco, ricezione, tiro. Detta così sembra facile. La capacità di costruirsi sempre una tripla, nonostante fosse tutto tranne che un giocatore esplosivo e veloce, era unica. E' rimasto in Italia per 11 stagioni: otto a Caserta e tre a Pavia. Nelle file del club campano vinse una Coppa Italia nel 1988 e disputò le due finali scudetto perse con Milano, nell'86 e nell'87. Da storia del basket europeo la finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid nel 1989, persa ai supplementari dopo una sfida epica con Drazen Petrovic. Lui ne segnò 44, il povero Drazen 62.





Immaginatevi un fuoriclasse del genere in una città di provincia piccola e un po' freddina come Pavia. Ingaggiato dalla presidentessa Barbara Bandiera nell'estate del 1990, farà vivere anni da sogno all'allora Fernet Branca. Il coach è Tonino Zorzi, uno che ha sempre badato a fare un canestro in più degli avversari piuttosto che a prenderne uno in meno. Oscar porta in serie A-1 la squadra quasi da solo, poi dopo una drammatica retrocessione con Varese l'anno successvo iniziano i problemi che porteranno al fallimento della società, poi rinata ma mai più nemmeno lontanamente ai queli livelli.




In Brasile rappresenta il basket. A Caserta hanno ritirato la sua maglia. A Pavia non hanno mai amato nessuno così. In Spagna, al Valladolid, ha lasciato mille amici. Oscar è stato adorato dai tifosi per quel suo modo unico di porsi. Perché arrivava al pomeriggio per l'allenamento e guardava la seduta degli juniores, poi quando li vedeva uscire dal campo gli dava il cinque e magari gli diceva anche come sfruttare bene un blocco per liberarsi al tiro. Uno come lui. Che perdeva tempo a guardare i ragazzi delle giovanili. Come un papà qualunque portava suo figlio Felipe, all'epoca bambino, alle feste di compleanno dei compagni di scuola. Difficile non voler bene a uno così.




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fonte: gazzetta dello sport

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