
NAPOLI: CARECA " MAZZARRI RESTERA'"
Careca ex-gloria azzurra rilascia un'intervista sul "suo" Napoli
A 51 anni suonati, Antonio De Oliveira Filho in arte Careca, il Pelato, ha ancora gli stessi capelli di quando, giovane fuoriclasse, faceva sognare Napoli insieme con Diego e gli altri miti di quella generazione di fenomeni in Coppa dei Campioni. Capelli più corti, sì, ma comunque in bella vista. Proprio come il Napoli, altra squadra che da lunedì sera ha conquistato aritmeticamente l’accesso alla Champions dopo un'assenza prolungata di 21 anni. «Sono felicissimo. Felicissimo», racconta Careca da San Paolo del Brasile. Lo è stata meno la sua esperienza nell'attuale Champions League: l'attaccante paulista saltò per infortunio sia la sfida d'andata al Bernabeu con il Real Madrid, nel 1987, sia il doppio confronto del 1990 con lo Spartak Mosca. Regalo, quest'ultimo acciacco nel bel mezzo del caos del ritardo di Maradona, di un problema al tendine rimediato con il Milan in campionato. Risultato, seconda eliminazione (ai rigori). Chissà come sarebbe andata con lei in campo. «Nel calcio si vive soltanto di certezze». E sia: la certezza è che il Napoli giocherà in Champions. «È una cosa espetacular». Uno spettacolo chiamato Napoli. «La squadra ha meritato tutto, ma ora deve arrivare almeno terza e saltare i preliminari. Peccato per lo scudetto». Ci credeva? «Ho visto la partita con la Lazio al San Paolo e sono stato colpito dalla caparbietà e dalle individualità: vincere il campionato era difficile, ma credo che il Napoli abbia imboccato la strada giusta per puntare allo scudetto già la prossima stagione». Mancava da tanto, lo sa? «Sì, certo, dai nostri tempi: soltanto noi abbiamo giocato quella Coppa, nell'87 e nel '90. Un paragone tra le due squadre però, è impossibile: all'epoca c'era Maradona…». E c'era anche lei. «Beh, grazie. Però Diego era Diego. Anche oggi, comunque, ci sono grandi giocatori: Cavani, per esempio, a tratti ricorda me. È molto tecnico e gli piace giocare in velocità». Questa qualificazione ha acceso il suo amarcord personale? «Ovvio, perché noi abbiamo fatto la storia. Al Napoli di oggi, però, auguro di avere più fortuna». Dia un consiglio ai suoi nipotini azzurri. «Di continuare ad avere la fame che ho visto contro la Lazio. Di giocare sempre con la stessa grinta. In Champions, però, gli stimoli sono automatici: il mondo ti guarda ogni volta che scendi in campo e ti senti un leone». Ha parlato con De Laurentiis e Mazzarri? «Sì, li ho incontrati negli spogliatoi del San Paolo. Il presidente sta facendo grandissime cose, ma ora deve continuare a rinforzare la squadra. La Champions è troppo importante: non basta soltanto partecipare, bisogna anche andare più avanti possibile». Ha saputo del caso dell'allenatore? «Sì, e credo sia normale: è molto bravo, e dunque è logico che sia corteggiato da tanti club. Io, però, gli direi di restare: vincere a Napoli ha un altro sapore rispetto alla Juve o a un'altra squadra. È semplicemente espetacular». Le capita di segnalare dei talenti brasiliani? «Sento ogni tanto Bigon, e poi De Laurentiis sa che sarei pronto a lavorare per il Napoli in qualsiasi momento. Nel frattempo, consiglio Leandro Damiao, attaccante dell'Internacional di Porto Alegre. Un fenomeno».
Alessandro Lugli
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